🔕 Perché hai così paura del silenzio?


Buongiorno Reader

questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni.

Iniziamo con tre cose:

  1. Settimana prossima sarò live nella storica sede di Treccani per un'intervista live per la Fondazione "Scintille di futuro". Qui maggiori info.
  2. Settimana prossima sarò a registrare un video corso per Fastweb. E poi, altri progetti di "scrittura".
  3. Il mio libro è in finale... wow (leggi sotto) 👇

Tre, due, uno. Partiamo.


Il rumore del silenzio

Roma, ieri mattina. Due ore libere tra un treno e una riunione.

La stanchezza di una notte agitata (soprattutto da parte di mio figlio) mi pesava addosso come una coperta bagnata, e quella voce – la conosci, vero?

Quella voce pragmatica che sussurra "Non perdere tempo, produci qualcosa" – mi spingeva verso il primo bar con il Wi-Fi. Ma poi l'ho sentita.

Più sottile di un respiro, più forte di un grido: la chiamata del silenzio. La notifica dell'anima di ricaricarmi, senza nutrirmi di sensi di colpa.

La Basilica di Santa Maria Maggiore si stagliava davanti a me, monumentale nella sua promessa di pace.

Cercavo un "eremo urbano", un rifugio dal rumore del mondo. La Porta Santa – pensavo – sarebbe stata il confine tra il caos e la quiete.

Che ingenuo.

La realtà mi ha accolto come uno schiaffo gentile.

La navata della basilica era un teatro dell'assurdo moderno: smartphone che si alzavano come ostensori profani, selfie stick che ondeggiavano come incensieri impazziti, notifiche che trillavano come una parodia delle campane.

Durante la Santa Messa, ho visto una donna trasmettere in diretta Instagram mentre il sacerdote consacrava l'ostia.

Storia o sacralità? Post o preghiera?

Mi sono fermato, paralizzato da quella danza frenetica del "mostrare di esserci". Il più delle volte, anche senza rispetto del luogo.

E una domanda mi ha colpito come un fulmine: "perché, per sentirci vivi, dobbiamo documentare, anche al costo di spegnere qualcosa dentro di noi?"

La verità? Abbiamo paura.

Paura del silenzio come si ha paura del buio. Lo riempiamo di rumore digitale come un bambino riempie la sua stanza di lucine notturne.

Ma il silenzio non è un vuoto da temere. È un pieno da scoprire.

Mi viene in mente Marco una persona che ho seguito in un percorso di coaching.

Era uno di quelli che si svegliava all'alba per "ottimizzare la giornata". Email, Slack, to-do list.

La sua vita era un'agenda Google perfettamente sincronizzata.

Poi, un guasto alla metropolitana l'ha costretto a camminare per quaranta minuti nel parco.

"Sai cosa ho scoperto?" mi ha detto, con gli occhi lucidi?"

Ho scoperto che le foglie fanno rumore quando le calpesti. L'ho sempre saputo, certo. Ma ieri l'ho sentito. Davvero sentito."

Il silenzio è come un giardino: richiede dedizione quotidiana, ma ripaga con una bellezza che nutre l'anima.

Non servono ritiri in monastero (si, uno si, quello a Monteluco, a proposito si sono rimasti 5 posti) o ore di meditazione.

Bastano piccoli atti di ribellione gentile: una colazione senza podcast, una doccia senza playlist, una pausa caffè senza scrolling.

In un'epoca in cui "sempre connessi" è diventato un mantra, disconnettersi è rivoluzione.

È come quando abbassi il volume della radio in auto e scopri che i tuoi pensieri hanno una voce. Una voce che spesso soffochiamo sotto una coltre di notifiche.

Lo so, lo so cosa stai pensando. "Belle parole, ma chi ha tempo per il silenzio?'"

Ti capisco. Anch'io, fino a "ieri", era quello che durante una passeggiata nel parco controllava le email. Quello che si addormentava con Netflix e si svegliava con le notifiche di Instagram.

È così facile cadere nella trappola del "sempre connessi", vero?

È come una coperta di Linus digitale che ci fa sentire al sicuro, produttivi, parte di qualcosa.

Ma proprio come una dipendenza dal caffè, non ci accorgiamo di quanto ci costa finché non proviamo a farne a meno per un giorno.

Ti lancio una sfida: la prossima volta che entri in un luogo sacro – che sia una cattedrale gotica o il tuo angolo preferito del parco – prova questo esperimento.

Spegni il telefono. Non metterlo in modalità silenziosa: spegnilo.

Siediti. Respira. Vivi quel momento come se non dovessi mai raccontarlo. Come se fosse un segreto tra te e l'universo.

Facciamo un patto, io e te? Domani mattina, prima di sbloccare il telefono, prendiamoci cinque minuti.

Solo cinque. Il tempo di un caffè, se vuoi.

Sediamoci sul bordo del letto, o davanti alla finestra, e respiriamo. Niente social, niente email, niente notifiche.

Solo noi e il silenzio. E vediamo cosa succede.

Magari scopriremo che quelle prime notifiche possono aspettare. Che il mondo continua a girare anche se non controlliamo subito Instagram.

Che in quei cinque minuti di silenzio c'è più vita di quanto pensiamo.

Non è una sfida impossibile. Non è una rivoluzione.

È solo un piccolo passo verso noi stessi.

E forse, solo forse, quei cinque minuti diventeranno dieci, poi quindici... Chi lo sa?

L'unica certezza è che il silenzio è lì che ci aspetta.

Come un vecchio amico paziente che sa che, prima o poi, ci ricorderemo di lui.

Perché se è vero che il silenzio è d'oro e la parola è d'argento, allora il rumore digitale è ruggine.

Una ruggine che corrode non solo il nostro tempo, ma la nostra capacità di meravigliarci. Di essere presenti. Di essere, semplicemente, vivi.

E ricorda: il silenzio non è assenza di suono. È presenza di vita.



🎤 la notizia della settimana

Il mio libro è in finale!

Non ho la presunzione di pensare che sia uno dei cinque saggi più belli del 2024, ma mi piace credere che faccia parte di quelle letture urgenti e necessarie sui temi della comunicazione d’impresa e della cultura digitale.

Essere tra i finalisti di questo premio, nato all’interno dell’Università di Siena, in seno al Master in Comunicazione d’Impresa, uno dei più longevi e autorevoli del settore, è per me un grande onore.

Ogni titolo in finale abbraccia una tematica fondamentale per il nostro futuro: intelligenza artificiale, disconnessione e salute mentale, fake news, sostenibilità e narrazione mediatica.

Desidero ringraziare di cuore Paolo Iabichino ma soprattutto Marisandra Lizzi, Francesco Sicchiero che mi hanno supportato nel lancio del libro come ufficio stampa.

Ph. Paolo Iabichino.


👨‍💻 I link della settimana

  • Il disegno di legge presentato dal senatore Filippo Sensi mira a garantire il diritto alla disconnessione per i lavoratori, vietando comunicazioni di lavoro al di fuori dell'orario lavorativo, inclusi festivi e ferie. QUI

  • Per l'83% dei lavoratori globali, l'equilibrio vita-lavoro supera la retribuzione come priorità, con un trend forte soprattutto tra la Gen Z. (Secondo una ricerca di Randstad su 26.000 intervistati) QUI (EN)

  • Oltre 32.500 studenti hanno discusso di dipendenza dai social, sicurezza online e benessere digitale durante l’evento "Essere e Malessere Social" promosso da UNICEF e ISS. QUI

  • L'era della solitudine: come il 'secolo antisociale' sta cambiando le nostre vite". Derek Thompson, in un articolo per The Atlantic, esplora il crescente isolamento sociale degli americani, analizzando come passare sempre più tempo da soli stia trasformando personalità, politica e percezione della realtà, con effetti profondi sulla società. QUI (EN)

  • L’università è obsoleta? Come sopravvivere nell’era dell’IA QUI (EN)


✏️ La frase della settimana

"Il silenzio è il luogo dove tutte le risposte nascono"
(Rumi)


❤️ Diffondere il “verbo del digital wellbeing”

Se ti è piaciuta questa newsletter, puoi sostenermi:
→ Condividendola con i tuoi amici → Dillo ai tuoi amici e alla tua famiglia
Vuoi condividere un feedback? Una risorsa pertinente che vorresti che presentassi? Fammi sapere, rispondo a tutte le email.

Via Martiri della Resistenza , Spoleto, Perugia 06049
Ricevi questa email perché hai chiesto di restare in contatto con Alessio per potenziare il tuo rapporto con il digitale.
Unsubscribe · Preferences

alessio carciofi|

Read more from alessio carciofi|

Buongiorno Reader questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni. Iniziamo con tre cose: Mentre partirà questa newsletter, starò per salire in un aereo. Amo viaggiare lato finestrino e incontrate i miei pensieri. Direzione Malta. Sto leggendo l'ultimo libro di Oliver Burkeman, uno dei miei autori preferito. Molto interessante. Ti ho rotto le scatole da più di un mese: settimana prossima non perdere la newsletter. Ti devo dire...

Buongiorno Reader questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni. Iniziamo con tre cose: Te lo svelo, piano piano poi te lo dirò meglio: sono il direttore artistico di un festival. Non posso dirti altro. Usciremo con la notizia il 12 marzo. Settimana prossima si vola a Malta per condurre un corporate retreat di un'azienda che stimo tantissimo: Gattinoni Viaggi. Te lo avevo detto che anche quest'anno dal 2 al 8 luglio ci sarà...

Two people are seated in chairs on a stage, with a backdrop displaying a large screen labeled "Premio della Saggistica della Comunicazione 2025." One person is smiling with their legs crossed, wearing casual attire, and the other is holding a booklet, foc

Buongiorno Reader questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni. Iniziamo con tre cose: La notiziona che ti dovevo dire ...ancora non ci siamo. Per un motivo legato al ritardo della creatività. Promesso al 100% che la settimana prossima te ne parlo. Questa settimana sul settimanale Grazia, ci sarà una mia intervista. Domenica patirò per la Val di Sole (Trentino) per concludere un progetto sul benessere del sonno. Tre, due,...