Abbiamo registrato insieme una puntata del podcast, e che persona straordinaria è Massimo Polidoro! Tra le sue tante virtù, spiccano l’umanità e l’umiltà. Ma non sorprende, visto che il suo "maestro" è stato Piero Angela.
Io e Massimo Polidoro
Tre, due, uno. Partiamo.
come ho incontrato la fede (senza cercarla)
Non so nemmeno bene perché sto scrivendo queste parole oggi.
Forse perché abbiamo appreso che Papa Francesco è morto.
Forse perché ci sono momenti in cui non serve una ragione per scrivere. Serve solo il bisogno di farlo.
Forse perché in questi giorni ho bisogno anch’io di fermarmi e ricordare chi sono. E da dove sono passato.
Non sono cresciuto nella fede. O meglio: sono cresciuto nella tradizione, nella cultura cattolica – quella dei battesimi fatti “perché si fa”, della comunione con il vestito nuovo, delle messe di Natale e Pasqua con i parenti e le scarpe lucide.
Ma la fede, quella vera, quella che ti tiene in piedi quando tutto dentro crolla… quella, no. Quella non l’ho ricevuta da bambino.
Ricordo ancora i miei nonni: quando in tv appariva Giovanni Paolo II, non mancava mai una battuta tagliente, una smorfia.
I miei erano uomini semplici, duri, anticlericali a modo loro.
E io, cresciuto in quell’humus, mi ci sentivo a casa. Durante l’ora di religione alle medie uscivo dall’aula.
A messa ci si andava per abitudine, sì… ma anche per "omologarsi" agli altri . Perché se non ci andavi, niente comunione. E se non facevi la comunione, c’era sempre una zia pronta a farti pesare che “non sei come gli altri bambini”. Altro che amore. Erano piccole ripicche di cuore. Sentimenti a metà. La verità è che la religione era un’idea astratta. Lontana. Una cosa da altri.
Poi succede la vita. L’università. Le prime ferite che non puoi più ignorare. E in quel tempo vivevo ad Assisi. A Santa Maria degli Angeli. Cento metri dalla Porziuncola. Ogni giorno ci passavo davanti. A piedi, in macchina. Mai entrato.
Finché un giorno no. Quel giorno era troppo. Troppo dolore. Troppa confusione. E la Porziuncola, quella minuscola chiesa dentro la basilica, quella che avevo ignorato mille volte… mi chiamava.
O forse ero io che, senza saperlo, chiedevo aiuto.
Era l’ora del tramonto. Dentro non c’era nessuno. Solo io, il silenzio e quella luce dorata che si infilava timida dalle finestre. Mi sedetti. E non successe niente di eclatante.
Solo una cosa piccolissima: una carezza invisibile sul cuore. Una presenza senza volto che, per qualche motivo, mi faceva sentire meno solo. Non mi chiese niente. Non mi giudicava. Stava.
E a volte basta questo per non cadere.
Il tempo passa. E quel momento diventa ricordo. La vita riparte. I numeri, i progetti, le cose da fare. Io sono sempre stato bravo a “fare”.
Ma nel maggio 2015, il fare non bastava più. Ero svuotato. Bruciato dentro. Un burnout profondo. Invisibile agli altri, devastante per me.
E allora, quasi senza pensarci troppo, mi sono rifugiato in un eremo del 1200. In mezzo a un bosco.
Il silenzio lì è vero. Fa paura. Ma guarisce.
Mi accolse un frate anziano. Non parlò. Io nemmeno. Per più di un’ora, solo sguardi. Lui sul breviario, ogni tanto alzava gli occhi. Io rispondevo con un sorriso timido. Niente cellulare – si era scaricato. E io stavo male anche per quello. Come se senza quel contatto digitale non sapessi più chi ero.
Poi, con calma infinita, il frate si alzò e mi chiese il nome. E disse:
“La religione è una struttura, il dogma. Ma la fede… la fede è quando smetti di controllare e ti lasci prendere.”
Non gli avevo chiesto niente. Ma era come se sapesse tutto.
E forse è lì che è iniziato davvero tutto. Perché c’è un dettaglio che ho sempre tenuto solo per me. Un pensiero che mi ha attraversato più di una volta, in silenzio, mentre ero lì dentro.
“E se sparissi? Se mi fermassi per davvero… qualcuno se ne accorgerebbe?”
Non lo avevo mai detto. Forse nemmeno a me stesso. Ma era lì. E bruciava. Non era una richiesta d’aiuto. Era un nodo. Una stanchezza dell’anima.
Eppure, in quel silenzio, mi sono sentito tenuto. Non giudicato. Solo… visto. Come se quel frate, con i suoi occhi antichi, stesse dicendo:
“Anche così vai bene. Anche così sei amato.”
Nel mondo frenetico e disincarnato di oggi, molti di noi si sentono svuotati, frammentati, emotivamente sopraffatti. Ma e se questi sintomi non fossero solo psicologici?
E se fossero l’anima che ci parla, chiedendoci di tornare a noi stessi?
Per questo, quando penso a Papa Francesco, non penso a un pontefice. Penso a qualcuno che, anche da lontano, mi ha fatto sentire visto.
Quando chiamava la tecnologia “una droga” e ci invitava a riconnetterci a ciò che conta.
Quando, senza colpevolizzare nessuno, diceva:
“Siamo diventati analfabeti dell’ascolto.” “Ci servono spazi più umani, più sani.” “È tempo di una presenza piena, vera, nei luoghi digitali.”
Nel 2023 ha promosso una riflessione profonda sull’uso dei social media. Un documento ufficiale che, tra le tante cose, dice questo:
“Dobbiamo ricostruire gli spazi digitali in modo che diventino ambienti più umani e più sani.”
E io lo sento: questa è la mia strada. Questo è ciò che provo a fare con il mio lavoro da 10 anni.
Aiutare le persone a ritrovare sé stesse nel rumore. A scegliere una connessione che non sia solo Wi-Fi, ma presenza. E a maggio tornerò proprio in quell’eremo, lo stesso dove ho ritrovato me. Per accompagnare chi vorrà. Non per spiegare, ma per camminare insieme.
Non so se tu che leggi credi in Dio. Non so se la parola “fede” ti fa paura o ti irrita. Magari stai leggendo e pensi: “Belle parole.
Ma io non credo a niente di tutto questo.” E ti capisco.
Anch’io, per anni, ho creduto solo a ciò che potevo spiegare. Misurare. Mostrare.
Ma la verità è che ci sono cose che non si spiegano. Solo si attraversano. Come quando piangi senza sapere perché. O quando qualcuno ti guarda e senti che non devi dimostrare niente.
Questo non è un invito a credere. È solo un invito a restare aperti. A non escludere che, anche in mezzo al caos, qualcosa di buono possa accadere.
E forse, la fede, inizia proprio lì. Dove lasciamo cadere l’armatura. E qualcuno ci raccoglie. Senza fare rumore.
E lasciami aggiungere solo un’ultima cosa. Un pensiero, un grazie, una carezza rivolta a chi, da lontano, ha saputo rendere la fede più umana. Papa Francesco.
Un uomo che ha portato il nome di un altro Francesco che mi è caro. Non solo perché vivo a pochi passi da quella Porziuncola che ne custodisce il cuore. Ma perché la spiritualità francescana è parte viva della mia vita.
E poi c’è mio figlio. Si chiama Francesco Enea.
Grazie, Papa Francesco, per averci ricordato che Dio non ha bisogno di urlare per farsi sentire. A volte, basta un silenzio pieno. Uno sguardo. O una carezza sul cuore.
Hai visto chi sono i primi speaker al Digital Detox Festival?
Ecco alcuni dei 50 speaker che renderanno unica questa edizione del Digital Detox Festival.
Il programma verrà svelato a partire dal 9 Maggio.
I primi nomi:
Massimo Polidoro, Francesco Oggiano, Andrea Nuzzo (Nootso) Bianca Arrighini, Amara, Carla Tomasini (Pediatra Carla), Federico Favot e Edoardo Scognamiglio , Giuseppe Lavenia, Lama Michel Rinpoche, Andrea Colamedici e Maura Gangitano di Tlon, Cristina Tommasi, Gianpaolo Colletti e tantissimi altri.
“Nei nostri momenti più bui, non abbiamo bisogno di soluzioni o consigli. Ciò che desideriamo è semplicemente una connessione umana, una presenza tranquilla, un tocco delicato. Questi piccoli gesti sono le ancore che ci tengono fermi quando la vita sembra troppo." Per favore, non cercare di aggiustarmi. Non cercare di risolvere il mio dolore o di scacciare le mie ombre. Siediti accanto a me mentre affronto le mie tempeste interiori. Sii quella mano ferma che posso raggiungere mentre cerco il mio percorso. Il mio dolore è mio da portare, le mie battaglie sono mie da combattere. Ma la tua presenza mi ricorda che non sono sola in questo mondo vasto e a volte spaventoso. È un promemoria silenzioso che sono degno di amore, anche quando mi sento a pezzi. Quindi, in quelle ore buie in cui perderò la strada, sarai qui? Non come salvatore, ma come compagno. Stringimi la mano fino all’alba, aiutandomi a ricordare la forza che è in me. Il tuo sostegno silenzioso è il dono più prezioso che tu possa offrire. È un amore che mi riporta a chi sono, anche quando io stessa lo dimentico" [Ernest Hemingway]
👨💻 I link della settimana
Come cambia il cervello quando non usiamo lo smartphone. QUI (ITA)
Ci vediamo al Digital Detox Festival? Te lo dico... sarà un bel momento per ritrovarci e stare insieme. Guarda QUI
Tecnologia e sonno: guardare uno schermo per un'ora dopo essere andati a letto aumenta il rischio di insonnia del 60% QUI (ITA)
✏️ La frase della settimana
"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.”
(San Francesco d’Assisi)
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Buongiorno Reader questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni. Iniziamo con tre cose: Da oggi in edicola, su Donna Moderna, c’è un bellissimo pezzo firmato da Maria Elena Viola dedicato al retreat in un convento del 1200. Nel frattempo, Patrizio Roversi e Syusy Blady parlano del Digital Detox Festival nel loro TG di Turisti per Caso. Vedi il video qui. Settimana scorsa ho insegnato al Master Leading Self della SDA della...
Buongiorno Reader questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni. Iniziamo con tre cose: Domani sarò allo SDA Bocconi per una lezione di Corporate & Digital Wellbeing all’interno di un Master che guarda al lavoro "di crescita" interiore e non solo. Oggi sempre a Milano dopo una formazione aziendale a Trenord, nel pomeriggio sarò dal notaio Francesco per una firma importante. Grazie. Se hai fretta, passa oltre. Ma se hai...
Buongiorno Reader questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni. Iniziamo con tre cose: Settimana prossima avrò lezione in Bocconi all'interno del Master Leading Self: allenare le competenze di relazione e la gestione dello stress per aumentare l’impatto personale. Il 19 agosto presenterò il mio libro in Trentino. Quale migliore occasione per ritornare lì da quelle parti. Qui informazioni Giovedì, mi trovi in edicola su...