⏰ Hai cinque minuti solo per te?


Buongiorno Reader

questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni.

Iniziamo con tre cose:

  1. Oggi la newsletter arriva di giovedì mattina. Ieri ero ko per un forte mal di testa. Una bella notifica per il mio corpo.
  2. Oggi pomeriggio sarò in collegamento con il programma Casa Italia della Rai per parlare di turismo e digital detox.
  3. Ci vediamo a Canazei? Al summer camp di digital education?

Tre, due, uno. Partiamo.


non riesci a fermarti. Nemmeno cinque minuti?

La sala era piena.
Anzi: oltre ogni posto disponibile.
Una settantina di persone sono rimaste fuori. E mi è dispiaciuto profondamente.

Durante il talk ho parlato di burnout, benessere vero, stanchezza.
A un certo punto, una donna ha preso il microfono.
La voce era ferma, ma dentro… tremava.

“Complimenti per il talk, davvero interessante…
però io provo una strana ansia quando mi allontano dal cellulare.
Quando stacco nel weekend.
Quando vado in vacanza.
L’ansia che poi, al ritorno… è tutto troppo.”

Silenzio.
E poi, decine di teste che annuiscono.
Perché quella paura non è solo sua.
È nostra.

Avrei voluto risponderle lì, con (più) calma e tempo, magari con una tisana in mano.
Dirle che non è sola. Che anche il nostro corpo, a volte, ha bisogno di disintossicarsi dalla velocità.
Che la paura del “troppo” al ritorno è reale ma non vince, se iniziamo a dosare piccoli vuoti quotidiani.
E che staccare non significa perdere, ma riprendere contatto con ciò che conta.

Più tardi, mentre passeggiavo tra le vie di Trento, ho sentito quegli sguardi che ti osservano da lontano.

Hai presente quella sensazione? Quella timidezza negli occhi di chi ti riconosce ma non sa se avvicinarsi.

Poi una voce, gentile, quasi sorpresa:

“Sei Alessio Carciofi?”

“Sì...”

“Ho seguito un tuo corso quattro anni fa. Non sai quanto mi abbiano fatto bene le tue parole, i tuoi consigli.
Oggi volevo venire a sentirti, ma non ci hanno fatto entrare per limiti di capienza. E incontrarti qui mi è sembrato un bel segno per dirti grazie.
Continua a fare ciò che fai.”

Quelle parole mi hanno fermato. Mi hanno riempito.

Non è solo una questione di eventi o contenuti.
È presenza. È connessione. È senso.

E in quel momento, tra una folla in movimento e un riconoscimento gentile, ho pensato a quanto siano importanti i gesti piccoli, silenziosi.
A quanto conti lo sguardo. Il tempo sospeso. La semplicità.

il gesto che ci ricorda chi siamo

Ogni volta che parto da casa per prendere un treno, magari nelle prime ore della mattinata, lascio la macchina e cammino per alcuni minuti.
Quel tratto attraversa un viale. Silenzioso. Mi accompagna alla stazione, come un piccolo rito d’inizio giornata.

Al secondo piano di una palazzina color ocra, c'è lei.
Una signora anziana. Magra, occhi vivi. Sempre lì.

Mi guarda. Sorride.
Mi dice:
“Buona giornata.”

E io sorrido. E basta.
Il tempo si ferma.

Non ci conosciamo. Ma in quello sguardo c'è tutto.
Presenza. Umiltà. Vita vera.

Ed è lì che capisco quanto siamo diventati bravi a evitarla, la vita vera.

Corpi ricurvi. Occhi abbassati.
Ogni momento un’occasione per rispondere a qualcosa, ascoltare qualcosa, controllare qualcosa.

Nel frattempo perdiamo tutto il resto:
gli sguardi, le domande, la bellezza invisibile delle piccole cose.

Quel saluto è un promemoria:
non tutto ha bisogno di essere produttivo per avere valore.

il silenzio che non vogliamo sentire

Ci muoviamo ricurvi sugli schermi.
Ogni momento libero lo riempiamo:
un messaggio a cui rispondere, un podcast, una cosa da sistemare.

Ogni pausa è un’occasione da “ottimizzare”.
Ogni vuoto è scomodo.

Ma vuoi sapere la verità?

Forse non è il fermarsi che ci spaventa.
È l’ascoltarci.

Sentire quanto sei stancə.
Accorgerti che non stai vivendo davvero.
Ammettere che stai rincorrendo qualcosa che non ti nutre più.

E allora resti connessə.
Sovraccaricə. Occupatə.
Per non sentire. Per non vedere.

Perché se ti fermi davvero…
potresti sentire la voce che hai zittito da anni.

ed è lì che nasce questo progetto

Lo scorso anno, dopo il Festival di Trento, sono entrato in una libreria.
Non cercavo niente. Solo silenzio.

Tra gli scaffali ho trovato una bustina di tè con dentro un piccolo libro.
Un racconto da leggere nel tempo dell’infusione.

Cinque minuti. Solo cinque.
Ma qualcosa si è aperto. Mi ero già innamorato di Narratè.

Mi sono detto: questa è una rivoluzione gentile.
Così li ho contattati. Ho parlato con Adriano, persona splendida.

E oggi, insieme a Narratè, nasce questo progetto. "breve prontuario semiserio di sopravvivenza al digitale".

breve prontuario semiserio di sopravvivenza al digitale

da leggere mentre il tè infonde
da bere mentre ti ritrovi
da vivere come gesto quotidiano di disobbedienza tenera

Non è solo una tisana.
Non è solo un racconto.
È una pausa che ti riguarda.
È un invito a (ri)tornare a te.

un atto di presenza.

Viviamo immersi in una narrazione tossica:
che più fai, più vali.
Che se ti fermi, sei debole.

Ma non è vero.
Tu sei abbastanza. Anche quando non fai nulla.
Anzi: è proprio lì che si svela il tuo vero centro.

Come scrive Jenny Odell in "How to Do Nothing":

“Fermarsi non è sottrarsi.
È scegliere dove mettere lo sguardo.”

Ecco cosa desidero offrirti con questo nuovo progetto.
Non un contenuto in più.
Ma uno spazio vuoto in cui ritrovare il tuo respiro.

una nota, se ti senti distante

Forse mentre leggi ti dici:

"Sì, tutto bello. Ma io non posso." "Non fa per me." "Io non sono il tipo da tè e libricini."

Se è così, va bene. Davvero.

Non c’è un modo giusto di stare.
Non c’è un obbligo a sentirsi ispirati.

A volte la stanchezza è così forte che anche solo leggere qualcosa di “gentile” può sembrare una provocazione.

Eppure sei arrivatə fin qui.
Hai letto fino a questo punto.
Hai resistito alla tentazione di passare oltre.

Questa... è già una piccola rivoluzione.

E adesso?

Forse anche tu pensi:

“Io non posso permettermi di fermarmi.”
“Io non ho tempo.”
“Io non sono quel tipo di persona che si prende una tisana e legge una storia…”

Ma lascia che ti dica una cosa:

Non ti manca il tempo.
Ti manca il permesso.

E sei tu il primo a potertelo dare.

Fermati.
Fai bollire l’acqua.
Spegni il telefono.
Apri il libricino.

Respira.

Non è tempo sprecato.
È tempo tuo.
Ed è da lì che si ricomincia.


A mercoledì prossimo,


a.


a proposito del “non fare nulla”…

Al Digital Detox Festival ci sarà una performance da non perdere:

Andrea Colamedici e Maura Gancitano di Tlon porteranno in scena “Come non fare niente”,


una riflessione potente e poetica su lentezza, presenza e libertà interiore.

🗓 21 giugno | 21:30 – 22:45
Una performance per chi sente il bisogno di respirare, rallentare e riscoprire il valore del tempo.

👉Scopri tutto su https://www.digitaldetoxfestival.it/programma/


🗞️ la notizia della settimana

Come è andato il retreat nel convento del 1200?

Queste sono alcune recensioni che trovi pure qui.


👨‍💻 i link della settimana

  1. Questa settimana niente link. Ci rifaremo mercoledì prossimo. Promesso

✏️ la frase della settimana

Nel silenzio impari a sentire quello che la velocità ti ha insegnato a ignorare.
Mark Nepo


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