ogni mercoledì: spunti pratici per usare la tecnologia senza farti usare.
📵 Il mio racconto del Digital Detox Festival
Published 3 months ago • 8 min read
Buongiorno Reader
questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni.
Iniziamo con tre cose:
Ieri sono stato negli studi televisivi della RAI per girare una parte del programma che lo vedrai a luglio. A parlare di digital detox.
Questa mia newsletter è totalmente dedicata al Digital Detox Festival.
Dal 2 all’8 luglio mi dedicherò al Summer Camp in Digital Education, tra le montagne di Canazei. Subito dopo, inizierà il mio tempo di stacco: silenzio, detox, ricarica.
Tre, due, uno. Partiamo.
la bellezza dell’imperfezione: Il racconto dopo il Digital Detox Festival
“Alessio, perché ancora non hai condiviso nulla sul Festival?”
Avevo bisogno di spazio, silenzio e tempo. Non voglio che sia un algoritmo a dettare il ritmo del mio esprimermi. Scelgo la profondità, non la velocità. Ed eccomi qui.
È successo. Voce del verbo succedere.
Sei mesi fa ho iniziato a lavorare a uno dei progetti più sfidanti e visionari della mia vita professionale: diventare direttore artistico del primo Digital Detox Festival in Europa.
Non a Milano, non a Berlino, non in una metropoli. Ma a Sauris, un piccolo borgo di poco meno di 400 anime, incastonato nelle Alpi Carniche, dove il tempo rallenta e il silenzio fa spazio all’ascolto.
Oggi scrivo con il cuore pieno e il corpo ancora in ascolto. Ho lasciato sedimentare emozioni, volti, parole, stanchezza… e anche alcune esperienze. Ho atteso che si posasse la polvere dell’“evento” per lasciare emergere il senso. Quello vero.
Perché no, il Digital Detox Festival non è stato un evento. È stato un incontro.
Un incontro tra persone che hanno scelto consapevolmente di scollegarsi per riconnettersi: con sé stesse, con gli altri, con la natura, con il tempo.
Ma se devo essere sincero, non tutto è stato semplice. Ci sono stati momenti difficili. Decisioni da prendere all’ultimo. Tensioni, imprevisti, una settimana finale con uno sciopero nazionale dei voli e dei treni proprio il venerdì dell’apertura. E non solo.
L'arpa all'alba con Marianne Gubri
Eppure, mi è stato detto da più persone:
“Alessio, sei sempre stato positivo.”
E non era quella positività forzata, di facciata. Era qualcosa che mi abitava. Come un gabbiano che smette di lottare contro il vento e inizia a volarci dentro.
Mi fidavo. Non solo di me, ma del processo, del mio team e delle persone che hanno deciso di "arrivare a Sauris".
Questa fiducia ha cominciato a germogliare presto, già dai primissimi momenti con i relatori. Non si sono sentiti “ospiti”, ma parte di un gruppo.
La visione l’ho portata io, ma senza il lavoro immenso di Fernanda Maio nulla avrebbe potuto prendere forma. È stata una presenza instancabile, precisa e generosa. Io tenevo la direzione artistica, lei "l’armonia" organizzativa. Insieme abbiamo custodito questo Festival come qualcosa di sacro. E credo che questa alleanza sia arrivata alle persone.
E poi ci sono loro. Le persone.
La platea della domenica del digital detox Festival
Hanno partecipato più di 600 persone. Ma non erano semplici “partecipanti”. Erano anime in cammino, ciascuna con il proprio passo, che hanno scelto consapevolmente di esserci. Alcune hanno viaggiato per ore, altre hanno atteso mesi questo momento. Tutte accomunate da un bisogno profondo: rallentare, sentire, riconnettersi. Ognuno ha portato qualcosa. E insieme, abbiamo creato comunità.
Lama Micheal Rinpoche al Digital Detox Festival per parlare di distrazioni digitali
Quelle che mi hanno fermato per strada solo per dirmi “grazie”. Quelle che mi seguono da tempo, che hanno letto il mio libro, che magari non mi conoscevano ma hanno capito che io fossi il direttore artistico. Quelle che mi hanno guardato negli occhi e mi hanno detto cose che non dimenticherò.
E i relatori. Non sono saliti su un palco. Sono entrati in un cerchio.
Più di uno mi ha detto:
Sembrava una gita delle superiori… ma con la consapevolezza di oggi. Dove ci siamo concessi il lusso di mettere tra parentesi i nostri ruoli, e semplicemente stare, ascoltare, condividere.
Io e la cantautrice Amara: uno dei tanti momenti intimi, profondi e che resteranno nel cuore.
È stato questo, forse, il vero valore aggiunto: uno spazio intimo e collettivo in cui nessuno doveva dimostrare nulla. Solo esserci, davvero.
Questa prima edizione, nel mio cuore, l’ho chiamata “la bellezza dell’imperfezione”.
Da direttore artistico posso dirlo senza filtri: ci sono state cose che non sono andate.
Ma la cosa importante è quello che è andato.
È andata l’umanità, è andata la relazione, è andata la verità delle persone. È andato il coraggio di esserci, anche nella stanchezza, anche nelle cose storte.
E forse, la cosa più importante: ho stretto ancora di più con le persone che nutrono la mia essenza. Quelle che ci sono davvero.
Marisandra Lizzi e il suo laboratorio esperieziale sulla potenza della scrittura (a mano)
Il Festival è stato tutto questo:
• Un BARCAMP dell’anima, come lo ha chiamato Simone Tornabene: un richiamo al bello dei primi incontri digitali, autentici, senza badge né ego.
• Un palco attraversato da una grande varietà di voci, da esperienze meditate a riflessioni concrete, da performance artistiche a storie personali profonde. Oltre 40 speaker, tutti parte di un unico dialogo.
• Uno spazio sacro dove il telefono non ti serve, anzi, rimane spesso dimenticato in tasca.
• Una piccola rivoluzione fatta di ritmi lenti, gesti veri, musica che abbraccia, danze leggere, silenzi che uniscono, e parole che sapevano ascoltare.
Tra sconosciuti diventati umani. Senza tempo.
Ricorderò per sempre le chiacchiere della sera, con una birra in mano, le risate, il calore umano che scaldava anche la montagna.
Mario Mele, lui che di visione se ne intende, che ha fondato la prima scuola di cinema per bambini, appena scesi da Sauris mi ha guardato e mi ha detto:
“Alessio, quello che hai immaginato è qualcosa di pazzesco. Hai contaminato il festival con arte, musica e danza… Ma soprattutto con le persone.
La performance Ri-Connettersi con Chiara Baschetti e Sara Mennella
Hai creato un focolare. Un "movimento". Dove ognuno ha portato un pezzo del puzzle.
Questa frase vale per ognuno di voi che ha scelto di esserci. Non è stato un festival contro il digitale. È stato un festival per l’essere umano. Perché disconnettersi non significa isolarsi, ma ritrovare la connessione, quella vera.
E sarò eternamente grato a ogni relatore che ha scelto di esserci. Di mettersi in viaggio, di mettersi in gioco.
E poi, una frase che mi ha colpito. Una signora arrivata da Padova, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto:
“Si vede che sei mosso da qualcosa di più. C’è passione, c’è fuoco sacro in quello che fai. Hai costruito un programma pazzesco. Non fermarti.”
Io e uno dei miei autori preferiti: Matteo Bussola
E poi c’è stata la domenica sera. Dopo l’ultima parola detta, l’ultimo abbraccio, il silenzio che tornava a riempire le strade di Sauris…
Siamo stati ospiti di Andrea, nel suo HotelRikhelan: un luogo che non ti accoglie soltanto, ti accomoda l’anima.
Qui con il team, Andrea dell' hotel Rikhelan e Laura Marciano della Harvard University
Con un buon calice di vino in mano, ci siamo goduti il tramonto. E ci siamo detti, senza bisogno di troppe parole:
I traguardi - piccoli o grandi - vanno onorati. E farlo con le persone che ti conoscono per come sei davvero, è il regalo più grande.
Quel tramonto non era solo una fine. Era un brindisi alla bellezza dell’inizio.
Un grazie profondo al team che ha reso tutto questo possibile. In particolar modo a Fernanda Maio, Mario Mele, Gioele Brandi e Marco Autuori. Ognuno, con il proprio talento e la propria dedizione, ha contribuito a rendere reale questa visione.
Oggi so che non era solo un Festival. Era un seme. Un atto collettivo di cura. Una prova che un altro modo di stare al mondo è possibile.
Non so ancora dove ci porterà tutto questo, ma sento che qualcosa è già iniziato. Ci vediamo lungo il cammino.
E ora, a distanza di giorni, continuano ad arrivare messaggi, email, chiamate, post. Parole intense, vere. Ringraziamenti. Emozioni. Proposte. Suggestioni. Segni che quello che abbiamo vissuto non si è chiuso lì.
Ecco, questo è ciò che mi apre al nuovo. A rialzare l’asticella. A continuare. Non per replicare, ma per evolvere.
E voglio dire grazie anche alle idee, alle visioni e ai pensieri che stanno arrivando e che arriveranno. Perché questo progetto è vivo, e vive anche attraverso lo sguardo di chi lo attraversa.
Perché qualcosa è nato. E va coltivato, nutrito, custodito. Con ancora più cura, ascolto, visione.
Fede & Edo di Hacking Creativity
E poi loro, che ormai sono diventati parte della famiglia: quei “ragazzacci” di Federico e Edoardo di Hacking Creativity, che con microfono e curiosità hanno intervistato oltre il 90% dei relatori, catturando le sfumature più vere e sorprendenti di ogni voce.
perché le conversazioni che sono nate non sono finite: hanno solo preso altre forme.
io e Amara, alla fine della sua stupenda performance musicale.
E infine, questa immagine. Un abbraccio vero tra me e Amara, senza filtri, senza copioni. L’istante in cui due persone si riconoscono, si ringraziano, si salutano. È questo, in fondo, il senso più profondo di tutto ciò che abbiamo vissuto: incontrarsi davvero.
Perché al centro di tutto - oltre le parole, i talk, le esperienze - ci sono sempre le relazioni. Quelle che nutrono. Quelle che restano. Quelle che come questa foto, raccontano ciò che a volte le parole non riescono a dire.
Le radici sono piantate. Ora restiamo in ascolto: di dove ci porterà il prossimo passo.
Sauris di Sotto, la location del Digital Detox Festival
rivivi il digital detox festival in foto
Ci sono immagini che raccontano meglio delle parole. Attimi che catturano l’anima di un’esperienza. Queste foto parlano di connessioni vere, di silenzi condivisi, di comunità in ascolto.
Ma questo Festival non è nato dal nulla. È stato sostenuto con convinzione da istituzioni nazionali ed europee, che hanno riconosciuto nel benessere digitale una priorità collettiva:
Commissione Europea
Parlamento Europeo – Ufficio in Italia
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR)
Ministero del Turismo
UNICEF Italia
Regione Friuli Venezia Giulia
Comune di Sauris
Un segno chiaro che prendersi cura della nostra attenzione, delle relazioni e del tempo è oggi una responsabilità condivisa.
Con gratitudine, ringrazio la Rete di Imprese Sauris Zahre (e tutto il team) e il Comune di Sauris, nella persona del Sindaco, per aver accolto e accompagnato questa visione, rendendola possibile in uno dei luoghi più remoti e poetici delle Alpi Carniche.
Un grazie speciale anche a chi ha sostenuto il Festival con strumenti concreti e immaginazione:
Punkt., con i suoi telefoni essenziali e liberatori
Narratè, che ci ha ricordato che ogni storia merita un tempo lento
Quo Vadis, la libreria che ci ha aiutato a scegliere parole che restano
Donna Moderna, media partner che ha creduto nel progetto fin dal primo minuto, grazie alla sensibilità e alla visione della direttrice Maria Elena Viola
Un grazie speciale a Paolo Grigolli, che ha acceso la scintilla affidandomi la direzione artistica. Da lì, tutto ha preso vita.
E ora... lasciati attraversare da alcuni dei momenti più intensi, impressi negli scatti che raccontano l’anima del Festival.
ph credits Mario Mele.
Persone al Digital Detox Festival
io e Massimo Polidoro mentre ci racconta del suo nuovo libro "una vita ben spesa"
Guido Saracco, Marisandra Lizzi e Nicola Zamperini
Il panel "internazionale" con Sandro Formica e Laura Marciano, rispettivamente della Florida University e Harvard University moderato da Giampaolo Colletti.
Andrea Nuzzo (Nootso), Davide Avolio, Jacopo Mele
Elena Ugolini, Elga Corricelli e Maria Elena Viola
L'arpa elettrica di Marianne Gubri
Francesco Marino, Fernanda Maio e Paolo Mai
Alessio Pasquini, Laura Fedeli e Antonio Palmieri
Fernanda Maio e Carla Tomasini (Pediatra Carla)
Cristina Tomasi al Digital Detox Festival
Sebastiano Zanolli, Simone Tornabene ,Monica Bormetti, Ludovico Miniutti
Ivano Zoppi, Silvia De Bernardin e Giuseppe Lavenia
"Andare piano non significa perdersi, ma ritrovarsi." io ;)
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