ogni mercoledì: spunti pratici per usare la tecnologia senza farti usare.
🏃 Da cosa stiamo scappando?
Published 20 days ago • 5 min read
Buongiorno Reader
questa è la mia newsletter che riguarda l’impatto della tecnologia nelle nostre vite, nel lavoro e nelle relazioni.
Iniziamo con tre cose:
Per tutte le persone che mi dicono? Alessio, quando posso ascoltarti a Milano? Martedì prossimo 23/9 sarò da STEP. GRATUITO.
Oggi avvio in Pirelli un programma su tech parenting per supportare i genitori nel rapporto con la tecnologia. Un percorso strutturato, con strumenti operativi e momenti di confronto.
Sono appena ritornato dal Festival del Pensare Contemporaneo di Piacenza. Uno festival pezzesco. Ho conosciuto tra le tante persone Cecilia Sala.Qui puoi rivederlo.
Ma l’età è un dettaglio. Quello che sento, ogni volta, è una sete: dialogo vero, chiarezza su come arrivare al punto, qualcuno che non giudichi.
E, sotto, una paura silenziosa: non trovare la propria strada, deludere, non farcela.
Finisco il talk. Silenzio di tre secondi ...quelli in cui le parole decidono se restare in aula o farti compagnia fuori. Io la sento così, ogni volta che incontro qualcuno che voglio conoscere. Così c'è chi si mette in fondo apposta: ultimo, così ho più tempo. C’è chi finge di sistemare il telefono per non essere il primo.
La prima che arriva ha due occhi grandi, puliti. "Prof… lei fa coaching?" "No", mi viene da rispondere.
Lei tace. Io pure. A volte il silenzio è un apriscatole. Comincia a raccontare, per grandi linee: ha mollato il lavoro, altro che pesa, e il timore di arrivare tardi prima ancora di cominciare.
Mentre parla mi accorgo che non sta chiedendo come si fa: sta cercando un posto dove posare il perché. La guardo: "Raccontami ancora, se puoi" Alla fine le dico sì. Non a un “percorso”. A lei. Scrivimi per mail.
Non dico sì a tutti. A volte il mio no è parte della cura.
Ma quando sento che posso davvero esserci, allora il sì è pieno.
Saluto tutti. Taxi in cinque minuti. Bagno a destra. Neon freddo. Sto per aprire il rubinetto quando una voce dietro: "Prof." Mi giro: è il ragazzo che, mentre parlavo, mi cercava con gli occhi.
"Grazie per oggi. Ho sentito una scossa. Non succedeva da troppo: quella di muovermi. Anzi, di iniziare. Rimando. Scorro. Guardo gli altri fare"
E continua ...
"E quando ha chiesto in aula “qual è il sogno che non mi fa dormire?”, ho capito: non è che sogno tanto… è che sono bloccato."
Sveglio di notte, addormentato di giorno.
Abbassa la voce, come in confessionale:
"A volte faccio il giro lungo per non incrociare nessuno. Le sigarette le prendo alle macchinette. Preferisco la voce registrata. Quella vera mi fa sentire scoperto."
Resto in silenzio. Non perché non abbia parole, ma perché scelgo le più oneste.
"Da cosa stai fuggendo?"
La domanda resta sospesa tra noi. Non ho scardinato nulla: è lui che allenta la presa. Le spalle scendono, lo sguardo regge. Si apre uno spiraglio.
Tutti noi, fuggiamo. Continuo nel dire.
Forse fuggi dal giudizio facendo il bravo sempre. O dalla solitudine riempiendo ogni minuto di rumore. Dal conflitto dicendo “va bene” quando non va bene. Dalla paura di fallire studiando all’infinito senza mai iniziare. Dalla noia scrollando finché il sonno vince te. Dalla verità raccontandoti “non è il momento giusto”.
Chiudi gli occhi un secondo: qual è la tua fuga? Dalle il nome ad alta voce.
Gli racconto un pezzo mio.
A quindici anni avevo più bi-sogni che certezze. Ogni estate facevo la valigia e andavo a servire ai tavoli nei grand hotel. Sì, a fare il cameriere. Non per fare curriculum: per uscire dalla bolla.
In realtà scappavo. Da una casa piena di separazioni, da problemi veri che non sapevo nominare. Da troppa responsabilità per la mia dolce età.
Fuggire, allora, mi faceva sentire vivo. Almeno per un’estate respiravo un’aria diversa. Non che sia stato facile. Ma almeno, mi distraevo.
Lì ho imparato a chiamare le persone per nome, a guardare negli occhi, a capire quando “va tutto bene” significa “non va bene niente”.
Senza saperlo, stavo studiando la psicologia più importante: restare davanti a un essere umano senza scappare. E lì ho iniziato a intravedere il mio essere timido, il mio nascondermi dietro le insicurezze.
Cosa stai rimandando perché temi di deludere qualcuno (o te stesso)? Pensaci. Senza scuse. Solo verità.
Glielo dico chiaro: il come si impara ... manuali, tutorial, corsi.
Ma senza perché, ogni come diventa apnea: resisti un po’, poi torni su a cercare aria nel telefono.
Il perché è ossigeno. Ti fa scegliere. Ti fa iniziare male, ma iniziare. Prima di uscire, gli lascio una cosa semplice:
"Stasera o domani mattina al massimo, non ti chiedo di cambiare vita. Fai una cosa sola in presenza: compra il pane parlando con una persona. Inizia tu la conversazione. Come hai fatto con me, in questo bagno.
Annuisce. Non perché abbia capito tutto, ma perché ha deciso una cosa: iniziare.
Mentre infilo il telefono in tasca e il taxi (già mi attendeva da un pò all’uscita) arriva puntuale una voce che conosco bene.
A volte è un collega, a volte un commento online, a volte la mia voce quando incarno la mia "vecchia educazione":
"Questi ragazzi non vogliono faticare. Cercano scorciatoie, si perdono nello schermo, si arrendono al primo ostacolo. Hanno tutto e si lamentano. Ai miei tempi nessuno ti teneva per mano."
Potrei rispondere coi dati. Ma preferisco restare sul campo, dentro a quello che ho visto alcuni minuti fa. Sì, qualcuno scappa. Lo facciamo anche noi adulti, solo con strumenti più eleganti. Magari davanti a un cellulare.
Non confondiamo apatia con disorientamento: quando ritrovano un perché, si muovono.
Il telefono non MAI è la causa: il più delle volte è il rifugio quando il perché manca.
Le prediche non accendono fuochi; la presenza sì. Una domanda giusta, un ascolto, un primo passo insieme. E qui non c’entra solo l’università.
Quello che ho visto in aula è lo stesso che vedo nelle aziende e nelle famiglie: pieni di come, poveri di perché.
Non ci manca informazione. Ci manca orientamento interiore.
Il come muove le mani. Il perché muove la vita. Non iniziare meglio. Inizia vero.
Grazie, ragazzi.Non dimentico la strada da cui vengo: vita, fragile e viva.
la foto della settimana
Sabato ero ai My Personal Trainer Days con Dorelan per parlare di benessere del sonno e tecnologia. Qui con la bravissima Angelica Amodei in veste di moderatrice.
Per curare il sonno, parti dalla B.A.S.E. (mio framework)
B: Buio: luci basse e calde: A: Aria e temperatura giusta (18–20 °C) S: Spegni tutta la tecnologia prima di andare a letto E: Entra/Esci dal letto alla stessa ora (±30′), anche nel weekend
Prova ;)
🗞️ l'articolo della settimana
I cani sono davvero “figli sostitutivi”?
O raccontano, più semplicemente, un bisogno di amore e relazione, a volte anche una via di fuga, perché il legame con un animale può sembrare più “gestibile” di quello umano?
Gli esseri umani hanno con gli animali domestici un rapporto singolare: compagni, talvolta protettori, spesso conforto; per qualcuno persino status symbol. In molti casi, però, occupano un posto più profondo: non sempre “al posto dei figli”,
ma come spazio dove mettere cura, tenerezza e appartenenza quando facciamo fatica a trovarle altrove. LEGGI QUI.
👨💻 i link della settimana
Con l’intelligenza artificiale stiamo costruendo macchine che possono superarci; nelle mani sbagliate i rischi sono enormi. Bengio richiama a responsabilità e governance dell’AI per prevenire abusi e conseguenze fuori controllo. QUI
Il Work Trend Index di Microsoft fotografa un ufficio “a pezzi”: 275 interruzioni al giorno, 117 email, 153 messaggi su Teams e circa metà del tempo in riunioni. Il lavoro invade il fuori-orario: 58 messaggi oltre l’orario, 57% delle riunioni fissate all’ultimo minuto e 40% degli utenti già online alle 6 del mattino. QUI
Ve l'ho sempre detto che il problema non è solo dei ragazzi. "Divieto di cellulare a scuola, i presidi: "Genitori in allarme" QUI
✏️ la frase della settimana
“Fragile non è rotto: è vivo.”
❤️ Diffondere il “verbo del digital wellbeing”
Se ti è piaciuta questa newsletter, puoi sostenermi: → Condividendola con i tuoi amici → Dillo ai tuoi amici e alla tua famiglia Vuoi condividere un feedback? Una risorsa pertinente che vorresti che presentassi? Fammi sapere, rispondo a tutte le email.
Via Martiri della Resistenza , Spoleto, Perugia 06049 Ricevi questa email perché hai chiesto di restare in contatto con Alessio per potenziare il tuo rapporto con il digitale. Unsubscribe · Preferences
Digital Detox
la newsletter di Alessio Carciofi
ogni mercoledì: spunti pratici per usare la tecnologia senza farti usare.